IL CINQUE MAGGIO
Alla notizia della morte di Napoleone avvenuta appunto il 5 maggio 1821 all’isola di Sant’Elena , Manzoni reagisce scrivendo di getto in soli tre giorni un’ode in cui delinea la figura di Napoleone non come personaggio politico e storico ma come uomo. L’autore infatti cerca di calarsi nell’animo di Napoleone presentandoci i pensieri, i sentimenti, le speranze, i dubbi da quando era un soldato sconosciuto a molti a quando diventa imperatore di Francia. In realtà Manzoni si serve di ciò per riflettere sulle vicende umane e sulla loro realizzazione avvenuta per volontà divina. Pertanto vero protagonista dell’ode non è Napoleone ma la Provvidenza che si è servita di lui per realizzare la sua volontà. In tutta la poesia Napoleone non viene nominato mai direttamente ma viene sempre utilizzato il pronome Ei.
L’ode può essere divisa in cinque parti.
I parte vv.1 – 24
L’ode si apre con la comunicazione della morte di Napoleone racchiusa tutta in quel “Ei fu” iniziale. V. 15 vece assidua = con continui cambiamenti v.16 cadde, risorse e giacque= questo verso è giustificato storicamente, fa riferimento alle ultime fasi della carriera politica di Napoleone. Si riferisce infatti alla sconfitta di Lipsia (cadde), alla fuga dall’isola d’Elba (risorse) e alla sconfitta di Waterloo (giacque).
II parte vv. 25 – 36
È la parte centrale dell’ode. Vengono descritte le campagne intraprese da Napoleone. Al v. 31 Manzoni si chiede se si trattò di vera gloria e afferma che non tocca a lui dare tale risposta ma a chi verrà dopo perché gli eventi citati sono troppo recenti e coinvolgenti per non lasciarsi condizionare nel giudizio.
III parte vv.37 – 54
Viene descritto Napoleone nelle sue fasi alterne della sua vita dalla gloria alla sconfitta, gli viene riconosciuto il merito di aver sottoposto a lui due secoli contrapposti per ideali culturali e politici: il Settecento e l’Ottocento.
IV parte vv. 55 - 96
Con l’esilio a Sant’Elena egli fu costretto a al riposo forzato ma l’eco delle sue azioni durò e condizionò ancora a lungo. Manzoni immagina quali possano essere stati i pensieri e le sensazioni provate da Napoleone nel suo esilio. L’aggettivo eterne del v.71 si riferisce al fatto che in realtà Napoleone non ha mai concluso le sue memorie. Il “forse” del v. 85 ci indica che a parlare, esprimendo il proprio pensiero, è lo stesso Manzoni.
V parte vv. 97 – 108
In quest’ultima parte l’autore celebra la fede. Solo lei in realtà è l’autrice delle imprese di Napoleone che si né inchinato al volere divino. In questo modo Manzoni risponde alla domanda che si era posto nella seconda parte.
Oltre agli esercizi sul libro di testo:
1) Perché, secondo Manzoni, la gloria terrena è priva di importanza?
2) Secondo alcune ipotesi, cui Manzoni in quest’ode aderisce, Napoleone si sarebbe convertito poco prima di morire. In quale versi è espressa tale convinzione?
3) Nella prima parte della poesia ricorrono alcuni termini che appartengono all’ambito semantico della guerra. Perché Manzoni ha scelto queste parole per descrivere la morte di Napoleone e l’effetto che essa ebbe sui contemporanei?
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