lunedì 12 marzo 2012

antologia III G

Alle fronde dei salici

Esercizio n.1
Completa la parafrasi interpretativa del testo, scegliendo le parole da inserire tra quelle proposte

Leggermente, pianto, invasore, rappresaglie, Cristo, sentimenti, poeti, orfani, belato, disperato, rami, angoscia, indurita, voto.

E come potevamo, noi_____________,scrivere i nostri versi mentre l’______________ straniero calpestava i nostri ______________, fra i morti per le ___________abbandonati nelle piazze dopo l’esecuzione, sull’erba ____________dal gelo, al _____________straziante degli ___________, simile al _________ degli agnelli, all’urlo _________della madre che andava incontro al figlio crocifisso, come ____________, a un palo del telegrafo? Per ____________, anche le nostre cetre erano appese ai _______________dei salici, mosse _____________da un vento che sembrava avere in sé la nostra medesima __________________.

Esercizio n.2
Trascrivi a fianco degli eventi storici indicati l’immagine con cui tali eventi vengono rappresentati dal poeta.

Eventi                                                            Immagini
L’occupazione nazista
Le rappresaglie
Il dolore delle vittime innocenti
Lo strazio dei familiari
La crudeltà delle esecuzioni

Esercizio n.3
Il paesaggio sembra partecipare al dolore degli uomini: con quali immagini il poeta esprime questo concetto?
Spiega il significato della metafora “lamento d’agnello”.

letteratura III G

Il Decadentismo

Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento l’Europa era pervasa da una espansione economica che tuttavia creò, in un gruppo di artisti e di intellettuali uno stato di malessere motivato in particolar modo:
  • dal divario esistente tra gli scopi della letteratura e le tendenze della società industriale del tempo, in cui le persone venivano valutate per ciò che producevano;
  • dalla perdita di specificità del singolo individuo;
  • dall’introduzione di criteri di mercato anche nella letteratura.
Come reazione a questo malessere, l’artista manifestò il rifiuto e l’isolamento dalla società che lo riteneva un elemento “improduttivo”, esprimendo ideali provocatori, anticonformistici e critici rispetto alla mentalità del momento e ai costumi della borghesia produttiva.
Partendo da questo divario esistente tra l’artista e la società si sviluppò in Francia il movimento del Decadentismo. Il termine “decadenza”, utilizzato per la prima volta da Paul Verlaine, indicava uno stato d’animo di stanchezza, di sfinimento spirituale, di attesa della fine. Nel 1880 a Parigi fu fondata la scuola letteraria del Decadentismo i cui contenuti principali furono:
  1. la critica della scienza, ritenuta non in grado di spiegare tutto l’esistente;
  2. la convinzione che in ogni uomo si trovano zone oscure e profonde, a cui non è possibile arrivare con la sola ragione, e che il mondo è animato da forze misteriose non comprensibili all’uomo;
  3. l’esaltazione della bellezza, come regola di vita e ideale supremo;
  4. l’affermazione della superiorità della poesia.
Partendo da queste convinzioni i poeti decadenti idearono l’ideale della poesia pura, cioè di una poesia fine a se stessa, che tende a svelare la verità nascosta dietro l’apparenza delle cose. Per realizzare quanto ideato, fecero ricorso a nuove forme e tecniche poetiche:
®    scelta di parole suggestive;
®    costruzioni sintattiche di significato oscuro o ambiguo;
®    utilizzo di metafore e analogie.
In Italia, gli artisti che più degli altri adottarono queste tematiche furono:
ü  Giovanni Pascoli, che espresse il mistero della vita e le corrispondenze tra l’uomo e la natura;
ü  Gabriele D’Annunzio, che diede vita all’ideale del superuomo, un individuo dotato di qualità superiori, libero da vincoli morali e sentimenti;
ü  Italo Svevo, nei cui romanzi i protagonisti sono degli “inetti”, persone deboli e influenzabili, dalla psicologia complessa e tortuosa;
ü  Luigi Pirandello, secondo il quale non esiste una personalità ben definita, ma al suo posto esistono le “maschere”, che ogni uomo impone a se stesso oppure che la società gli fa indossare.

giovedì 8 marzo 2012

letteratura per la II G

Federigo degli Alberighi, il giovane e nobile cavaliere protagonista di questa novella d’amore a lieto fine, raffigura quegli ideali di vita cortese e cavalleresca che all’epoca di Boccaccio apparivano ormai superati. Nella società, infatti, dei mercanti borghesi del Trecento trionfava la logica del denaro e della ricchezza. Tuttavia Boccaccio, pur considerando la gentilezza, la nobiltà d’animo, l’amore puro e delicato, dei valori superati, tipici della mentalità del passato, non esita a celebrarli in questa sua novella in quanto costituiscono pur sempre un significativo modello di vita. Dal momento che la versione originale presenta parecchie difficoltà di comprensione, ti presentiamo questa novella nella versione in lingua moderna di Piero Chiara.

Giovanni Boccaccio
Federigo degli Alberighi

Il giovane Federigo degli Alberighi1, di nobilissima famiglia fiorentina, bravo nelle armi e ammirato da tutti per la sua cortesia, si era invaghito di una gentile dama ritenuta una delle più belle e leggiadre della città. Per farsi apprezzare da lei, partecipava a tornei e ad altri esercizi cavallereschi, organizzava feste e si vestiva riccamente,  spendendo senza ritegno. La signora, di nome Giovanna, onesta quanto era bella, pareva non accorgersi di quel che faceva il giovane per mettersi in vista e acquistar merito ai suoi occhi. Federigo, non avendo altra maniera per trovar rimedio alla sua passione, finì col dilapidare il suo patrimonio, pur senza trovarsi ad aver fatto alcun progresso nella considerazione della dama. Non gli era rimasto, nella rovina in cui era caduto, che un suo poderetto del quale si ridusse a vivere poveramente, portandosi dietro soltanto un falcone2, che aveva carissimo e che tutti gl’invidiavano, perché era il migliore del mondo. In quel luogo solitario, passava tristemente le sue giornate, avendo per unico svago e anche per unica risorsa il bel falcone col quale passava le giornate cacciando. Ora avvenne che mentre Federigo campava così stantemente la sua vita3, il marito della signora si ammalò e in breve morì. Rimasta vedova, la donna si dedicò interamente al suo unico figliolo, che era già grandicello, ma assai gracile e di cattiva salute. Venuta l’estate, per rimetterlo in forze, lo portò in campagna, all’aria buona, in un podere di sua proprietà che era vicino a quello di Federigo. Il giovanetto, girando per i dintorni, conobbe Federigo e, incuriosito dalla caccia, cominciò ad andargli appresso e a frequentare la sua casa, fin che gli divenne amico. Più d’ogni altra cosa, lo attraeva la caccia col falcone, che seguiva spasimando per il bel rapace, quando, scattato dal pugno di Federigo, ghermiva le prede a volo e le riportava, deponendole ai piedi del padrone. Avrebbe voluto che quel magnifico falcone divenisse suo, ma non osava domandarlo a Federigo, perché sapeva quanto costui lo avesse caro. Invece di aver giovamento della vita all’aria aperta, il ragazzo ne ebbe danno, perché quel poco di strapazzo della caccia lo indebolì e lo fece ricadere ammalato. Sua madre, la quale non aveva altro bene che lui, gli stava intorno tutto il giorno a curarlo e continuamente gli domandava se c’era qualcosa che potesse fargli piacere. Il ragazzo un giorno disse: «Madre mia, se mi faceste avere il falcone di Federigo, sento che guarirei». La donna rimase perplessa. Sapeva quanto Federigo l’avesse amata senza ottenere da lei un solo sguardo, e si diceva: “Come posso domandargli quel falcone, che a quanto si dice è il migliore che mai volasse, e oltre a ciò è quello che lo mantiene in vita4?”. Era certa che se glielo avesse chiesto l’avrebbe avuto, tanto era nota la gentilezza di Federigo e tanto poteva contare sulla sua devozione, ma non si decideva a togliergli quell’unica ricchezza. L’amor del figlio finì tuttavia col deciderla. «Cercherò di accontentarti» disse al figlio. Il malato fu così contento di quella promessa, che parve subito migliorato. La mattina seguente, presa con sé un’altra donna, con l’aria di chi voglia fare una passeggiata, Giovanna passò dalla casetta di Federigo e lo fece chiamare. Mentre, stupito, il giovane accorreva dall’orto dove stava intento a piccoli lavori, Giovanna gli si fece incontro lietamente e gli disse: «Salute Federigo. Vengo a farvi questa visita per ricambiarvi, un po’ tardi, la gentilezza che mi avete dimostrato amandomi per tanto tempo senza speranza. Starò, se lo consentite, a pranzo con voi, alla buona, insieme a questa mia compagna». «Signora», rispose Federigo «da voi ho avuto soltanto del bene, perché l’amore che vi ho portato mi ha fatto grande onore. Vedervi ora qui così amabilmente, mi è più caro di quanto non mi sarebbe il riavere quanto ho speso amandovi, ma purtroppo questa povera casa non è degna di voi. Permettete almeno che vada a far mettere un po’ d’ordine e a comandare che si disponga la tavola. Sedetevi intanto con la vostra amica in giardino, dove la moglie del mio contadino vi terrà compagnia». Così detto entrò in casa, andò nella cucina e si rese conto che non vi era nulla da portare in tavola, altro che rape e qualche insalata. Avrebbe potuto mandare a comprare qualcosa al paese vicino, ma si accorse di non avere neppure un soldo in tasca. Guardandosi intorno in cerca di qualche ispirazione, gli caddero gli occhi sul suo falcone, che se ne stava appollaiato sopra una stanga. Senza un istante d’esitazione lo prese e, trovandolo grasso e di buon peso, pensò di poterlo cucinare. Gli tirò il collo, lo fece spennare e ordinò alla donna di cuocerlo allo spiedo. Apparecchiò intanto la tavola con una bella tovaglia che aveva salvato dai creditori e, passata una mezz’ora, andò in giardino e con un gesto da gran signore invitò e due donne alla mensa. Fu subito portato in tavola il falcone che, ben cotto com’era e privato della testa e delle zampe, pareva un fagiano. Federigo scalcò5 l’animale e servì le donne delle parti migliori, poi se stesso. Mangiato che ebbero, Giovanna diede inizio a una piacevole conversazione, nel corso della quale, quando le parve venuto il momento giusto, disse a Federigo: «Ora vi debbo dire la vera ragione per la quale vi ho fatto questa visita. Forse, ricordando la mia riservatezza, che voi avrete giudicato durezza d’animo e crudeltà, troverete strano il passo che ora sto per compiere. Chi non ha figlioli non può capire cosa si arriva a fare per le proprie creature. Ma forse voi, che siete uomo di grandi sentimenti, potrete comprendere il mio stato d’animo. È per lui, per mio figlio, che sono qui a chiedervi un dono che vi sarà difficile fare, perché si tratta dell’unica consolazione che voi abbiate nella solitudine in cui vivete. Si tratta del vostro falcone. Mio figlio, che è ammalato, si è tanto invaghito del vostro falcone, che se non glielo porto si aggraverà e potrà anche morire. Perciò vi prego, per l’amore che mi portate, che mi facciate questo dono con la generosità che avete sempre mostrato. Mio figlio riavrà la sua salute ed io vi sarò per sempre obbligata». Federigo, che aveva i sudori freddi pensando al falcone che avevano appena mangiato, incominciò a piangere in silenzio. Giovanna, convinta che quel pianto fosse dovuto al dispiacere che il giovane provava nel separarsi dal suo falcone, era quasi pentita del suo ardire e stava per rinunciare al dono. Federigo allora, trattenendo a fatica le lacrime, disse: «Signora, da quando Dio volle che io vi amassi, in molte cose ho avuto contraria la fortuna. Ma erano cose da nulla rispetto a ciò che oggi mi accade. Quand’ero ricco non vi degnaste mai di entrare nella mia casa, ma ecco che ora siete venuta in questo mio povero luogo a chiedermi un piccolo dono che non vi posso fare. Io, che per voi ho dato tutto quanto avevo! Sappiate che appena siete arrivata qui e mi avete chiesto di desinare, per riguardo al vostro valore6 ho deciso di mettervi cotto sul tagliere la cosa che più mi era cara e preziosa: il falcone. Vedendo ora che lo volevate vivo, il dispiacere di non potervi accontentare è così forte che non mi darà più pace». Poi andò in cucina, prese le penne, le zampe e il bello del falcone e li mise davanti a Giovanna; questa lo rimproverò d’aver sacrificato un simile animale per darle da mangiare, ma non poté tuttavia far a meno di ammirare la sua grandezza d’animo. Triste e sconsolata, se ne partì e tornò dal suo figliolo, il quale per il suo disappunto di non aver avuto il falcone e per la gravità del male che lo aveva colpito, si aggravò e dopo alcuni giorni morì. Giovanna, dopo lunga sofferenza, trovandosi sola, ricchissima e ancor giovane, venne consigliata dai suoi fratelli a rimaritarsi. Per alcun7 tempo non volle sentirne parlare, parendole finita la vita sua. Ma davanti alle insistenze di tutto il parentado e dovendosi in qualche modo risolvere, avendo sempre presente la grandezza d’animo dimostratale da Federigo, disse che solo lui avrebbe sposato. I fratelli, sapendolo povero, non furono d’accordo e le suggerirono parecchie altre persone facoltose8. Ma Giovanna fu irremovibile. «Fratelli miei», disse «so benissimo in quali condizioni è ridotto Federigo degli Alberighi, ma preferisco un uomo che abbia bisogno di una ricchezza a una ricchezza che abbia bisogno di un uomo». I fratelli, vinti da un tale atteggiamento, finirono per cedere e diedero in sposa a Federigo la loro sorella, con tutto il suo patrimonio. Divenuto saggio amministratore della sua nuova ricchezza9, Federigo visse in letizia con Giovanna fino alla fine dei suoi anni, benedicendo il giorno in cui aveva tirato il collo al suo bel falcone.

(da G. Boccaccio, Decamerone, dieci novelle raccontate da Piero Chiara, Mondadori, Milano)
1. Alberighi: antica e nobile famiglia fiorentina.
2. falcone: falco addestrato per la caccia agli uccelli.
3. campava... vita: trascorreva la vita così poveramente, in grandi ristrettezze.
4. lo mantiene in vita: gli procura di che vivere.
5. scalcò: spezzettò, fece a pezzi.
6. valore: qualità umana e morale.
7. alcun: qualche.
8. facoltose: ricche.


Esercizio n.1
Metti in ordine temporale le sequenze.

Giovanna, rimasta vedova, va a vivere in campagna vicino alla casa di Federigo.
Giovanna si reca da Federigo per chiedergli di donare il proprio falcone
al figlio malato.
Federigo ama Giovanna, ma non è riamato.
Il figlio di Giovanna muore.
Federigo si riduce a vivere in povertà con la sola compagnia del suo falcone.
Giovanna sposa Federigo e lo rende ricco.
Federigo, che ha cucinato il falcone per Giovanna, si dispera.
Il figlio di Giovanna si ammala gravemente.

Esercizio n. 2
1.    Quali sono i personaggi della novella? Chi è il protagonista?
2.    Descrivi la condizione sociale, le qualità e gli aspetti del carattere di Federico e Giovanna  
3.    Quali sono le trasformazioni che subisce il tenore di vita del protagonista nel corso della novella?
4.    Che ruolo ha il figlio di Giovanna per lo sviluppo della storia?
5.     I fratelli di Giovanna quale ruolo assumono nei confronti del protagonista? Di aiutanti o
di antagonisti?
6.    dove si svolgono i fatti narrati? Il tempo è unico?
7.    Quali sono i valori esaltati da Boccaccio in questa novella? (indica con una crocetta le risposte che ti sembrano più  appropriate)
L’amore puro e delicato
L’amore terreno, sensuale
La generosità d’animo
L’ingratitudine
La cortesia
L’avarizia

Esercizio n.3
Quale significato attribuisci alle parole finali di Giovanna: «... preferisco un uomo che abbia
bisogno di una ricchezza a una ricchezza che abbia bisogno di un uomo»?

lunedì 27 febbraio 2012

scheda di recensione per la III G

SCHEDA DI RECENSIONE CRITICA

FASE 1: IL CONTESTO
Indicare il titolo, l’autore e gli editori.
FASE 2: IL TESTO
Presentazione generale a livello descrittivo dell’argomento, del linguaggio e della metodologia.
Esposizione dell’idea centrale del lavoro.
Esposizione dei contenuti dei singoli capitoli o di blocchi di capitoli e parti secondo il criterio lineare (più oggettivo) oppure secondo il criterio di priorità (più soggettivo).
FASE 3: IL MIO PUNTO DI VISTA
Considerazioni finali: esprimere il proprio parere in modo chiaro sul testo letto.

lunedì 13 febbraio 2012

letteratura III G

L’Ermetismo

È un movimento letterario italiano che si sviluppò tra gli anni 20 e 30.
Le caratteristiche principali furono:
  • Brevità del testo poetico, in cui le poche parole utilizzate vengono scelte con estrema cura per i loro effetti di suono e per la loro capacità di evocare altri significati, oltre a quello strettamente letterale;
  • Utilizzo di analogie tra immagini diversissime e distanti.
Il tema centrale della poesia ermetica è il senso della solitudine disperata dell’uomo moderno, che non crede più in nulla. La loro poesia è una poesia di stati d’animo, di ripiegamento interiore espresso in un tono raccolto e sommesso. Ricorrono perciò alla forma dell’analogia. In questi componimenti i poeti vogliono esprimere il profondo mistero dell’esistenza, la realtà nascosta dietro le apparenze, la solitudine e la sofferenza che accompagnano l’uomo nella sua vita. I poeti ermetici perseguono l’ideale di una poesia “pura”, libera da ogni finalità pratica, senza scopo educativo e comunicativo.

Giuseppe Ungaretti
Fu tra i  fondatori dell’Ermetismo. La sua poesia, sintetica ed essenziale,  si contrapponeva a quella carducciana e dannunziana dai toni solenni, aulici e pomposi ed esprimeva sentimenti di solitudine e sofferenza esistenziale, ma anche di grande solidarietà e fratellanza con il resto dell’umanità. Egli preferì comunicare il senso dell’umano smarrimento. Secondo Ungaretti l’uomo mira ad una verità essenziale da lui simboleggiata con l’immagine del porto sepolto, un luogo a cui solo il poeta riesce ad arrivare, talvolta, grazie alla sua sensibilità. Dall’esperienza di soldato semplice inviato sul fronte del Carso nacquero le prime poesie nelle quali espresse dolore e condanna per la guerra ma proprio da essa maturò la consapevolezza che tutti gli uomini sono fratelli in quanto accomunati dallo stesso destino di dolore raccolte in Porto sepolto e Allegria di naufragi. Nel 1928, in seguito a un soggiorno presso un monastero, si avvicinò alla religione cattolica. Da ciò nacque la raccolta Sentimento del tempo in cui manifestò i sentimenti di fede, di speranza e carità cristiana. La vita di Ungaretti fu segnata da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto all’età di 9 anni. Nella raccolta Il dolore trovano spazio sia le poesie scritte per il figlio, sia quelle scritte durante l’occupazione tedesca di Roma.

grammatica per la III G

Trasforma i complementi di fine in subordinate finali esplicite o implicite

  1. È un film non adeguato alla visione di un pubblico di minorenni.
  2. Ci siamo fermati a una stazione di servizio per il rifornimento di benzina.
  3. E’ arrivato l’ispettore ministeriale per un controllo sull’attività dei docenti.
  4. Mio fratello pratica il canottaggio per svago.
  5. In questa biblioteca ci sono libri per la sola consultazione.
  6. Per la settimana bianca ho acquistato una tuta da sci molto costosa.
  7. Per l’accoglienza dei pellegrini sono stati allestiti numerosi dormitori.
  8. E’ arrivato il momento giusto per una pausa.


Nelle seguenti frasi inserisci la congiunzione o locuzione causale appropriata

  1. _________siete arrivati con mezz’ora di ritardo, non siete autorizzati a protestare.
  2. __________ci siamo tutti, possiamo cominciare.
  3. Sono piuttosto stanco,___________ho camminato tutta la giornata.
  4. _____________è molto distratto, è bene che faccia attenzione quando guida.
  5. _____________in inverno fa buio presto, i consumi di elettricità sono più elevati.
  6. Francesco deve stare sempre attento,_________è allergico al latte.
  7. Oggi,_____________c’era lo sciopero dei mezzi pubblici, siamo rimasti a piedi.
  8. Ludovico ha avuto un severo rimprovero da sua madre, __________ne ha combinata un’altra delle sue.


Trasforma, quando è possibile, le seguenti subordinate causali esplicite in implicite

  1. Poiché le condizioni meteorologiche sono peggiorate, l’aereo partirà con un po’ di ritardo.
  2. Gli alunni della II A sono stati sospesi per un giorno perché sono usciti dalla classe prima del suono della campana.
  3. Ieri Luigi è rimasto a casa visto che l’umidità della serata avrebbe potuto procurargli una ricaduta.
  4. Siccome ti ho visto dispiaciuto ho deciso di perdonarti.
  5. Abbiamo pensato di ricordarvi l’ora dell’appuntamento dato che vi dobbiamo sempre aspettare.
  6. Meriti una punizione severa dal momento che menti spudoratamente.
  7. Mio padre ci porterà tutti in viaggio in Toscana, perché è stato incoraggiato da un aumento di stipendio.
  8. Molti hanno ritenuto quell’uomo responsabile del furto dato che è uscito per primo dal palazzo.
  9. Siccome ti lamenti sempre dei tuoi dolori reumatici, dovresti essere più attento ai cambi di stagione.
  10. Quel politico ha ottenuto molti voti poiché ha condotto una efficace campagna elettorale.

sabato 11 febbraio 2012

Grammatica per la III G

Nei periodi seguenti  sottolinea le subordinate finali, indicando se sono implicite o esplicite.
1.       Non so proprio che cosa devo fare perché tu sia contento
2.       Abbiamo parlato con l’assessore affinchè sensibilizzasse la cittadinanza al problema della micro criminalità
3.       Per risolvere il problema dell’inquinamento, si è deciso di ricorrere alle targhe alterne
4.       È un problema non adatto ad essere risolto da alunni delle scuole medie
5.       Affinché le persone partecipino numerose, è necessario che venga fatta un’adeguata pubblicità alla mostra
6.       I Cartaginesi, allo scopo di compaginare le file dell’esercito romano, erano soliti lanciare alla carica gli elefanti
7.       Marta mi ha telefonato con l’intenzione di convincermi di fare la pace
8.       Giulio ci ha telefonato con un certo anticipo, acciocché ci preparassimo adeguatamente alla partenza
9.       La nostra insegnante di italiano ci consiglia continuamente libri da leggere
10.   I miei genitori sono andati a trascorrere le vacanze di Natale in Alto Adige
Fai l’analisi del periodo
1.       La mattina, andando a lavorare, sono spesso bloccato in ingorghi di auto
2.       Essendosi rivelati meritevoli, i dipendenti hanno ottenuto un viaggio premio a Cuba
3.       Mostrandosi molto gentile con le donne, Marco si è conquistato la fama del dongiovanni
4.       Viaggiando, il nostro direttore organizza di volta in volta il piano aziendale
5.       Affacciandoti alla finestra, ti accorgerai della bellezza di questo luogo
6.       Difendendosi prima del tempo, l’indiziato ha così dimostrato la sua colpevolezza
7.       Arrivando a casa, potrai verificare se gli interpellati hanno risposto al tuo invito
8.       Avendo trovato scuse poco credibili, Lucio ha fatto una pessima figura con i suoi colleghi
9.       Giungendo all’incrocio, troverai di fronte a te il nuovo supermercato
10.   Avendo convinto i nostri genitori, il mio fratellino  Carletto è rimasto per tutto il pomeriggio dal suo amichetto di giochi